12 luglio 1555: con la bolla “Cum nimis absurdum” Paolo IV emargina gli ebrei

“Poiché è oltremodo assurdo e disdicevole che gli ebrei, che solo la propria colpa sottomise alla schiavitù eterna, possano, con la scusa di esser protetti dall’amore cristiano e tollerati nella loro coabitazione in mezzo ai cristiani, mostrare tale ingratitudine verso di questi, da rendere loro offesa in cambio della misericordia ricevuta, e da pretendere di dominarli invece di servirli come debbano(…)”. Comincia così la bolla Cum nimis absurdum, con la quale papa Paolo IV, il 12 luglio del 1555, a meno di due mesi dalla sua ascesa al soglio petrino, emana una serie di disposizioni volte a limitare i diritti degli ebrei all’interno dello Stato Pontificio.

La bolla, composta di 14 paragrafi, prevedeva che gli ebrei dovessero, tra le altre cose: vivere in un luogo separato dalle case dei cristiani, il “serraglio“; evitare di esercitare strozzinaggio e prestito a usura verso i cristiani; portare un segno distintivo; non lavorare o far lavorare i dipendenti nei giorni festivi per i cristiani; non curare (per i medici) i cristiani; vendere a cristiani gli immobili posseduti fino ad allora.

Almeno formalmente gli effetti della bolla resteranno in vigore fino alla presa di Roma del 1870. Tra le prime conseguenze vi fu la nascita del ghetto ebraico della capitale.

 

 

 

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Redazione di Conoscerelastoria.it

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