Nel 612 a.C, dopo un decennio di agonia, il temuto impero assiro cadde sotto i colpi congiunti di un’inedita coalizione che vedeva i Babilonesi alleati a una nuova compagine, i Medi, il cui centro d’irradiazione era localizzato nell’odierno Iran nord-occidentale, non lontano dal lago di Urmia. A guidarli era l’energico Ciassare, che in breve tempo avrebbe unificato un territorio che si estendeva dall’Anatolia orientale alle steppe dell’Asia centrale.
I Babilonesi e Medi si spartirono equamente le spoglie di Assur. Fu un evento epocale, in grado si spostare per sempre il baricentro dei futuri imperi a oriente, sull’altopiano iranico, popolato, ormai da oltre mezzo millennio, da genti d’origine indoeuropea (di cui i Medi erano una delle tribù più potenti): abili cavalieri nomadi che avevano saputo adattarsi ai piaceri della vita sedentaria. Se Ciassare fu un abile sovrano, non altrettanto si dimostrò suo figlio Astiage. Nel giro di tre decenni il regno si disintegrò per la sua incapacità, unita a una buona dose di crudeltà, di gestire gli affari di stato, ma in special modo per l’emergere di una figura che la storia ha consacrato come Ciro il Grande, signore di una tribù quasi sconosciuta, affine ai Medi, ma stanziata più a sud.
Oggi li chiamiamo genericamente Persiani, ma sarebbe più corretto dire Haxamanish, “coloro che appartengono alla famiglia degli achemenidi”: Ciro, infatti, dopo essere succeduto al padre Cambise I, sovrano del piccolo regno di Anshan, e aver ereditato quello di Pars (da cui Persia) da Arsanne, si rivoltò all’autorità dei Medi tra il 552 e il 550 a.C., riuscendo a sconfiggere Astiage in una battaglia decisiva. Fu una svolta significativa, carica di conseguenze, che portò all’unificazione dell’intero altopiano iranico sotto una sola entità politica a cui andavano aggiunti i territori già conquistati al tempo di Ciassare.
I Medi, autentici padroni fino a quel momento, si ritrovarono di colpo sottomessi. E da quel momento in poi la fisionomia del Vicino Oriente e dell’Asia cambiò per sempre.