Se la Storia ci affascina tanto è perché sappiamo che le nostre radici affondano nel passato. Dalla Grecia abbiamo imparato la filosofia e il senso estetico, da Roma abbiamo ricevuto il diritto e le regole civili, dai popoli assirobabilonesi la scrittura e l’astronomia, da quelli islamici parte della matematica. Quando però ci chiediamo quale sia l’eredità della più longeva e grandiosa delle civiltà mediterranee, quella egizia, cui è dedicata la cover story di questo nuovo numero di Conoscere la Storia, la risposta non arriva così immediata.
La ragione è che il regno dei faraoni non ci ha insegnato una cosa soltanto, ma ha consegnato ai popoli circostanti, quindi anche a noi, quasi tutto ciò che va sotto il nome di “civiltà”. Man mano che gli archeologi mettono insieme il puzzle più complicato dell’età antica, i cui tasselli coprono l’immenso periodo di 3.500 anni, il quadro generale si fa sempre più sbalorditivo. Quella che i nostri padri conoscevano come una società dispotica e autoritaria rivela una modernità, un’armonia e una sensibilità che non hanno confronti tra i popoli coevi. D’altra parte, nessuna comunità potrebbe fiorire tanto a lungo senza saper garantire la pace sociale e una vita serena a tutti i suoi membri.
Certo, anche sotto gli occhi della Sfinge sono passati rivoluzioni, guerre e soprusi, ma per gran parte della sua lunghissima avventura l’Egitto si è mantenuto stabile e florido. Come se, imparando a domare e a trarre beneficio dalle acque di uno dei fiumi più grandi del pianeta, gli Egizi avessero capito anche come arginare i mali che affliggono la società umana.