Dalle mandrie di buoi ai… criceti: storia degli animali antimina

Dalle mandrie di buoi che l’esercito russo mandava in avanscoperta su possibili terreni minati durante la Prima guerra mondiale all’utilizzo, per fortuna più scientifico, di molte specie per l’individuazione delle mine antiuomo, il bestiario militare è variegato e a volte sorprendente. Contro le mine hanno cominciato a lavorare i cani, grazie all’infallibile fiuto, ma da anni la frontiera di questo settore si è spinta oltre fino ad arruolare i topi, a partire dai criceti gambiani.

Gli animali perlustrano le aree sospette e raschiano il terreno per segnalare la presenza di ordigni. Ogni volta che individuano una mina, vengono ricompensati dall’addestratore con cibo e carezze. Nel 2004 hanno superato i primi test sul campo: in Mozambico, lungo una ferrovia minata nel corso della guerra civile, ognuno dei tre piccoli componenti della squadra-pilota ha scovato venti mine. Anche l’esercito colombiano ha investito sui topi “antimine”.

Per quanto riguarda le mine navali, invece, sembra arrivare alla conclusione l’utilizzo dei delfini – ma anche di otarie e leoni marini – per le operazioni di sminamento marino. Dopo cinquant’anni di onorato servizio la Marina USA già dall’anno prossimo dovrebbe sostituirli con un robot, sapendo in anticipo che difficilmente potrà raggiungere i risultati di questi straordinari animali.

Mario Galloni

Giornalista professionista con la passione per la storia, ha iniziato a occuparsi di cronaca per il quotidiano milanese “la Notte”, dove ha scritto di nera, giudiziaria e sport. È stato caporedattore di testate nazionali e collabora con le riviste “BBC History”, “Conoscere la Storia”, “Storie di Guerre e Guerrieri”, “Medioevo Misterioso” e "Civiltà Romana". Ha al suo attivo due libri.

Articolo Precedente

23 giugno 1894: fondato a Parigi il Comitato Olimpico Internazionale

Articolo successivo

24 giugno 1497: Amerigo Vespucci giunge sulla terraferma americana