Lanciato alla conquista del mondo, Gengis Khan era sostenuto da una motivazione, semplice e grandiosa allo stesso tempo, da lui stesso immaginata: “Un solo Sole in cielo, un solo Sovrano in Terra!”.
Per raggiungere lo scopo tutti i mezzi erano buoni, anche il terrore generalizzato e l’omicidio di massa.
Quando in effetti le truppe mongole di Gengis Khan conquistavano una città ribelle, niente rimaneva in piedi, né uomini, né edifici, né animali. Tutto veniva distrutto dal “flagello di Dio”, per ricostruire dopo con l’impronta mongola.
Gengis Khan fu all’origine di una perfetta organizzazione militare e fu un anticipatore nell’utilizzo dello spionaggio.
Ogni operazione militare veniva in effetti attentamente preparata, studiata e preceduta dall’invio di ricognitori e spie nei territori da sottomettere che, spacciandosi per mercanti, raccoglievano preziose notizie “d’intelligence”, come diremmo oggi.
Quando le truppe mongole invadevano il paese da assoggettare, sapevano già con chi e che cosa si sarebbero confrontate. Gengis Khan capì in anticipo anche l’importanza dell’informazione e della rapidità della sua trasmissione.
La “conoscenza preventiva” gli dava un immenso vantaggio sugli avversari.
Così tutto il territorio dell’impero fu disseminato di stazioni di posta ben strutturate, con centinaia di migliaia di cavalli pronti a dare il cambio per assicurare il seguito del viaggio.
Un sistema che permetteva ai messaggeri, resistentissimi e formidabili cavalieri, di recapitare notizie a una velocità favolosa per l’epoca.
Temujin, questo il suo vero nome, nacque intorno al 1160, sugli altipiani dell’attuale Mongolia. Figlio di un rispettato capo tribù, il giovane guerriero mostrò subito le sue eccezionali qualità di federatore e di organizzatore.
Riunì sotto il suo comando tutte le tribù della regione, fino ad allora disperse e disunite, e fondò lo Stato mongolo. E’ il momento in cui nasce il sovrano universale, Gengis Khan, destinato a sottomettere tutti i paesi.
La sua prima vittima fu la Cina. Nel 1213 le truppe mongole attraversarono la grande muraglia e si impossessarono di tutta la zona a nord del Fiume Giallo.
Successivamente presero il controllo anche della Cina meridionale, dando vita la dinastia Yuan, che regnerà per oltre un secolo. Ma Gengis Khan non era ancora soddisfatto.
Volse allora il suo sguardo insaziabile verso l’Iran e l’Afghanistan, conquistati a prezzo di terribili stragi che fecero dell’imperatore mongolo uno dei primi “assassini di massa” del Storia.
Certo Gengis Khan è considerato nel suo paese di origine un eroe, un grande guerriero dalla strategia innovativa, un sovrano dalle eccezionali qualità di governo, che diede stabilità e prosperità al proprio paese.
Il creatore del più grande impero dell’Oriente, che comprendeva gran parte dell’Asia centrale, la Cina, la Russia, il Medio Oriente e persino alcune regioni dell’Europa dell’est.
A condizione però di non guardare ai metodi cui faceva ricorso.
I mongoli non facevano prigionieri ed erano feroci anche con le donne. Una lettera all’arcivescovo di Bordeaux da Huon di Narbona descrive in maniera assai vivida l’inumana crudeltà degli uomini di Gengis Khan: “ I loro capi si nutrono di cadaveri come se fossero pane…A questi cannibali vengono offerte donne vecchie e brutte , perché se ne cibino durante il giorno. Quanto alle donne giovani e graziose, essi non le mangiano ma, malgrado pianti e grida, ne fanno scempio…poi tagliano loro i seni che riservano ai capi come prelibatezza”.
Gengis Kahn fu il simbolo della dittatura assoluta, piena, senza limiti, che terrorizza, sottomette, distrugge tutto per poi ricostruire nella prospettiva dell’impero mongolo universale.
Sulla scia dei suoi metodi e dei suoi insegnamenti, le truppe mongole arrivarono fino alle porte di Vienna e di Venezia. Solo l’inopinata morte del successore di Gengis Kahn, Ogedei, fermerà la loro stupefacente corsa alla conquista del mondo.
(Fonte immagine di sfondo: vistosulweb)