Enrico Cernuschi: il banchiere che viaggiò in Asia alla ricerca dell’arte

Pubblichiamo con piacere l’interessante contributo della dottoressa Marta Caramanti dedicato all’avvincente storia di Enrico Cernuschi. Dapprima patriota italiano, Cernuschi migrerà in Francia dove sarà brillante banchiere, instancabile viaggiatore e raffinato collezionista di arte orientale.

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Nato con la camicia, cresciuto come un avventuriero morto come un’intellettuale.

Fu una vita davvero fuori dal comune quella di Enrico Cernuschi, uomo carismatico, imprenditore ma anche rivoluzionario, intellettuale e collezionista d’arte.

Enrico Cernuschi (Fonte: orientart.it)

Enrico nacque a Milano il 19 febbraio del 1821, figlio di Claudio Cernuschi un “negoziante” milanese appartenete all’elite di mercanti che operavano ad ampio raggio, e Giuseppina Della Volta.

Il padre aveva un senso degli affari molto sviluppato che lo portò ad avviare, nel 1814, un’attività d’importazioni coloniali e successivamente una raffineria di zuccheri con la quale sperimentò anche nuove tecniche chimiche e macchinari innovativi importati da Parigi. 

Un rampollo rivoluzionario Tuttavia, Claudio Cernuschi scomparve prematuramente lasciando l’azienda alla madre di Enrico. Ma in seguito alla grave crisi che investì le raffinerie milanesi l’azienda dovette chiudere e quando, nel 1839, anche la madre morì, Enrico e i suoi tre fratelli si trovarono improvvisamente in una situazione precaria e disagevole.

Dell’adolescenza di Enrico non si sa molto: inizierà presto a viaggiare per lavoro, forse a nome della ditta di suo zio divenuto tutore dei Cernuschi.

D’altronde, era consuetudine dell’epoca che i rampolli della borghesia milanese iniziassero molto presto un percorso di formazione che prevedesse anche frequenti soggiorni all’estero per affari.

Tra un viaggio e l’altro, Enrico iniziò anche un percorso di studi universitario in giurisprudenza. Cernuschi fu però ben presto attratto e coinvolto nelle vicende politiche nazionali: d’altronde era il 1848. 

Il malcontento dei lombardi nei confronti del governo austriaco crebbe enormemente portando a manifestazioni e a dimostrazioni di dissenso generali in tutta la regione.

Il sentimento anti-austriaco crebbe anche all’interno del ceto commerciale e finanziario.

Ma il giovane Enrico fu coinvolto attivamente nelle questioni politiche solo quando l’insurrezione arrivò a Milano.

Ed è proprio a Milano che quel giovane, sempre vestito di scuro con due occhi magnetici e la lingua tagliente, si distinse dagli altri rivoluzionari diventandone una guida: entrò a far parte della commissione delle barricate insieme a Cattaneo e iniziò a scrivere diversi articoli e opuscoli sovversivi insieme a Manara.

Combatterà in prima linea, suggerendo anche strategie per rallentare il nemico, come quella di distribuire chiodi da lanciare dalle finestre per rallentare la carica della cavalleria nemica.

Pian piano l’insurrezione superò Milano e si propagò in altre città, grazie anche ai suoi volantini informativi.

Entrerà poi a far parte anche del nuovo Consiglio di guerra createsi a marzo dopo la liberazione.

Ma nonostante il successo delle rivolte e la costituzione di un governo provvisorio, gli austriaci in pochi mesi si ripresero la città: il 5 agosto rientrarono a Milano. 

Enrico aveva lasciato la città il giorno precedente.

Nei mesi successivi viaggiò tra Lugano, Genova e Firenze. Nel 1849 giunse a Roma dove prenderà parte alla commissione incaricata di redigere il progetto di costituzione della Repubblica, ma l’avanzata francese metterà definitivamente fine alla rivolta italiana.

Abbandonata la capitale, fu arrestato a Civitavecchia con l’accusa di essere stato il perno della sollevazione romana durante la presa francese.

Rimarrà in carcere per circa un anno: dopo diversi processi, con l’aiuto di personalità importanti come Mazzini e la moglie di Cattaneo, fu assolto e liberato. 

L’esperienza parigina Una volta liberato Cernuschi si rimise in viaggio e raggiunse Parigi il 22 settembre 1850. A Parigi, dopo un primo coinvolgimento con i repubblicani federalisti come Ferrari, si concentrò sugli studi e per mantenersi ricorse a diversi lavoretti come traduttore e insegnante d’italiano.

Nel 1852 grazie ad un amico fu assunto nel neo costruito Credit Mobilier.

Entrato come modesto impiegato Cernuschi ben presto fu capace di rivelarsi un talentuoso uomo d’affari.

Lapide di Enrico Cernuschi nel cimitero parigino di Pere-Lachaise. (Fonte: paristoric.com)

Il lavoro al Credit Mobilier gli permise quindi di entrare in contatto con nuove istituzioni e sistemi di finanziamento sempre più complessi.  

Il 1859 fu però un anno di cambiamento per lui: l’esperienza al Credit Mobilier terminò improvvisamente per motivi non chiari; decise allora di aprire una cooperativa di consumo nel settore delle carni.

L’impresa inizialmente decollò portando all’apertura di ben tre spacci di carne in diversi quartieri parigini. I clienti degli spacci diventavano “soci” potendo così beneficiare anche dei profitti dell’azienda stessa. Ma le notevoli spese portarono, qualche anno dopo, al fallimento.

Nonostante il fallimento, nel 1863 attraverso un’operazione condotta d’intesa con il noto banchiere Emile d’Erlanger, riuscì ad accumulare diverso capitale che gli avrebbe fruttato un utile di 600.000 franchi.

Nel 1869 il Credit Mobilier fallì e Cernuschi, che non aveva mai abbandonato il mondo della finanza, riallacciando i giusti rapporti maturati proprio durante il periodo alla Credit Mobilier, fondò, insieme ad altri noti banchieri parigini, la Banque de Paris.

Nel 1871 l’istituto si fuse insieme alla Banque de Crédit et de dépot des Pays-Bas dando vita così all’istituto che oggi chiamiamo Paribas. 

Ma a meno di un anno dalla fondazione della nuova banca, Cernuschi si era dimesso perché aveva deciso di rientrare in politica: già membro dell’Union républicaine tramite il quotidiano “Siècle”, pubblicò numerosi articoli politici ed economici.

Ma questa seconda parentesi politica del banchiere italiano si concluse in modo traumatico e repentino con la morte del redattore e amico del giornale, Gustave Chaudey.Questo lutto lo condurrà ad abbandonare temporaneamente la Francia: l’8 giugno 1871 si imbarcherà per un viaggio che lo porterà fin dall’altra parte del mondo, nell’Oriente più profondo e ancora sconosciuto. 

Collezionista in giro per il mondo quasi per caso  La decisione di partire fu un passo importante, non organizzato ma di sicuro voluto e desiderato che ben si sposava con la sua indole impetuosa e inquieta, incline da sempre al cambiamento.

Ma forse nemmeno lo stesso Cernuschi quando si imbarcò nel 1871 da Liverpool per raggiungere New York, si aspettava che il suo viaggio l’avrebbe portato a visitare prima gli Stati Uniti, attraverso un itinerario cost to cost, per poi approdare in Giappone e da lì proseguire lungo un itinerario che l’avrebbe portato anche in Cina, Mongolia, Giava e India.

Nel viaggio che intraprese fu accompagnato da Théodore Duret, un critico d’arte vicino agli impressionisti, ma che dimostrerà di essere capace di comprendere il fascino dell’arte orientale che, sempre di più, stuzzicava e incuriosiva gli esperti del settore e gli artisti occidentali. 

Il Giappone, per secoli rimasto inaccessibile agli Europei, si aprì agli occhi del Cernuschi come una terra promessa: Yokohama, Tokyo, Kobe, Osaka.

Buddha giapponese di Meguro al museo Cernuschi.
(Fonte: orientart.it)

L’arte rimasta per secoli nascosta e sconosciuta, lo attrasse come una calamita e man mano si ritrovò ad acquistare bronzi, sete dipinte, oggetti d’arte e anche libri illustrati.

Il tutto fu messo in centinaia di casse e spedito a Parigi. In Cina rimase colpito e affascinato dalla città situata nel cuore della Cina, Wuhan.

Nel 1873, dopo essere stato anche a Java ed in India, decise di tornare a Parigi ed aprire un museo: dopo aver fatto costruire un palazzetto in stile neoclassico in avenue Vélasquez, il Museo Cernuschi fu inaugurato il 26 ottobre 1898.

L’universalismo sarà l’anima del museo, come dimostrano le incisioni dei nomi dei quattro continenti sulle trabeazioni al di sopra dello scalone d’ingresso: Europa, Asia, Africa e America.

Ed è proprio con questo spirito che ancora oggi, grazie a Cernuschi, possiamo ammirare bellezze come l’equilibrio e la quiete di Bodhisatva Avalokitesvara che tiene un fiore di loto nella mano o il turbinio delle onde presenti alla base di tipici vasi per i fiori giapponesi, i cosiddetti Ikebana. 

 

 

 

 

 

 

 

 

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(Immagine di sfondo: Enrico Cernuschi (nat. fr. Henri Cernuschi). Fonte immagine: paris.fr)

Redazione Conoscere La Storia

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