Il “Fiat 2000” della Grande Guerra ricostruito da un gruppo di visionari

di Andrea Cionci* – Quasi nessuno sa che anche l’Italia produsse il suo carro armato, il Fiat 2000, disegnato dall’ing. Giulio Cesare Cappa. Per l’epoca era un gioiello tecnologico: 36 tonnellate di acciaio sviluppate in sette metri di lunghezza e quattro di altezza; sette mitragliatrici Fiat 14 e un cannone da 65 mm posto per la prima volta nella storia in una torretta girevole e che poteva sparare anche a tiro curvo, come un obice.

I suoi alti cingoli da territorio montano, gli consentivano di superare ostacoli fino a 1,10 m, di abbattere alberi e di travolgere vari ordini di reticolato.

Le blindature, dello spessore di 2 cm, proteggevano i dieci uomini di equipaggio dal fuoco delle armi leggere.

Ne furono prodotti solo due esemplari perché, con Vittorio Veneto, il 4 novembre 1918, l’Italia fece terminare la Grande Guerra un anno prima rispetto alle previsioni dell’Intesa. Dei Fiat 2000, solo uno ebbe il battesimo del fuoco, nel 1919 in Libia, dove ebbe facilmente ragione dei ribelli arabi nella zona di Misurata. Poi rimase lì, abbandonato fra le sabbie africane.

Il secondo carro, nel ‘36 troneggiava ancora in una caserma di Bologna. Poi sparì: probabilmente, nel dopoguerra affamato di metallo, finì in fonderia.

Nel 2017, un gruppo di soci dell’Associazione Nazionale Carristi d’Italia (ANCI) e di appassionati restauratori di veicoli militari d’epoca del “Raggruppamento Spa” di Fabio Temeroli legge un articolo firmato dallo scrivente dedicato proprio al Fiat 2000.

Il loro pallino era sempre stato quello di ricostruire un carro armato e il colosso perduto, pietra miliare nella storia industriale e militare italiana, fornisce l’ispirazione definitiva. Subito parte la caccia ai progetti. Si rintraccia il discendente del conte Bennicelli, padre del carrismo italiano, si fanno ricerche presso gli archivi Fiat e Ansaldo.

Niente: si trovano solo uno spaccato longitudinale e varie fotografie d’epoca. Così, l’esperto progettista Mario Italiani, presidente dell’ANCI di Zeccone, comincia a ricostruire virtualmente il carro con un programma di modellazione in 3D.

Dopo un’avventura antiquaria, viene rintracciato il “modellino” (1,5 m di lunghezza) in legno del 1917 che restituisce dettagli preziosi come la rivettatura delle piastre, le maglie dei cingoli e le grandi ruote a razze.

Dopo 1500 ore di lavoro (gratuito) il progetto è pronto, ma, piccolo dettaglio, mancano i fondi. Di questo si occupa un apposito comitato sotto l’egida del Presidente Nazionale dell’A.N.C.I che, dopo aver bussato a molte grandi aziende, fa partire una sottoscrizione rivolta a tutti gli ex carristi e appassionati.

Vengono raccolti 35.000 euro, ma non bastano e l’intervento risolutivo è quello dell’industriale Giancarlo Marin, titolare della Svecom PE S.r.l. e fondatore del Museo delle Forze Armate 1914-1945 che a Montecchio Maggiore (VI) accoglie gratuitamente 10.000 visitatori l’anno.

A fine novembre 2018 parte così la costruzione: in un baluginare di scintille si assembla lo scafo, vengono ridisegnate e fuse le piastre dei cingoli, montate le balestre e riprodotte in simulacro le mitragliatrici. Il Museo della Guerra di Rovereto dona il cannone originale da 65 mm, residuato ormai inerte.

Mentre nel mondo le altre riproduzioni di carri armati della Grande Guerra sono realizzate con motori elettrici,  scafi già esistenti riprodotti in lamierino o resina, il Fiat 2000 è l’unica ricostruzione in peso , dimensioni e corazzature originali, mosso da un vero motore a benzina Fiat a 6 cilindri. Dopo l’estate sarà visitabile presso il Museo di Montecchio.

Nel frattempo, chi volesse contribuire all’impresa, può “acquistare” la maglia di un cingolo, facendovi incidere il proprio nome: www.museostorico.com 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(Estratto dell’articolo di Libero e foto di sfondo gentilmente concessi dall’Autore)

Andrea Cionci, romano, storico dell’arte, giornalista e scrittore, si occupa di storia militare, archeologia e religione. Scrive per La Stampa, Quotidiano Nazionale e Libero. Cultore di opera lirica, ideatore del metodo “Mimerito” sperimentato dal Miur e promotore del progetto di risonanza internazionale “Plinio”, ha svolto reportage dall’Afghanistan e dal Libano. Il suo ultimo romanzo si intitola Eugénie, per i tipi di Bibliotheka.

 

 

Redazione Conoscere La Storia

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