In pochi lo sanno, ma il dittatore cubano Fidel Castro, spentosi a 90 anni il 25 novembre del 2016, fu, in gioventù, un fervente ammiratore della Spagna falangista e franchista. Una strana contraddizione con il suo successivo ruolo di lider maximo di un Paese comunista. Eppure il percorso politico di Fidel parte dalle fila giovanili di un movimento nazionalista.
Castro si lega ai gruppi giovanili nazionalisti rivoluzionari vicini a Eduardo Chibás, implacabile oppositore della dittatura di Fulgencio Batista, e nel 1947 partecipa al congresso di fondazione del Partito Ortodosso (noto anche come Partito del popolo cubano), una formazione riformista e soprattutto anticomunista. La contraddizione però è solo parziale. Il Partito Ortodosso era infatti impegnato a lottare contro la corruzione dilagante del sistema politico e soprattutto contro lo sfruttamento vergognoso delle risorse cubane da parte delle compagnie statunitensi.
Così, mentre militava nel Partito Ortodosso di Chibás, Castro scoprì la figura di José Antonio Primo de Rivera, il leader nazionalista spagnolo fondatore della Falange fucilato dai repubblicani nel 1936, durante la Guerra civile spagnola. Ne imparò a memoria diversi discorsi, estrapolando alcune frasi da utilizzare nei suoi comizi, e più tardi, impegnato a combattere militarmente i soldati di Batista dalle alture della Sierra Maestra, terrà l’opera omnia di Rivera nel suo accampamento.
Fidel Castro: quei tre giorni di lutto per Francisco Franco
Fidel mostrò apprezzamento anche per Francisco Franco grazie a uno dei suoi insegnanti, il gesuita padre Alberto de Castro, che sosteneva il ruolo fondamentale del Caudillo nella lotta contro il materialismo anglosassone e marxista. L’antica simpatia riemergerà quando, alla morte di Franco (20 novembre 1975), per volere di Castro a Cuba saranno indetti tre giorni di lutto nazionale, in palese contraddizione con il suo regime di stampo marxista.