Eroi in patria, ma semplici criminali per il resto del mondo; prima corsari e poi ufficiali della Marina; entrambi stimati a corte: uno dalla regina, l’altro dal sultano. Sono le vite parallele di Francis Drake e Barbarossa (pirata turco, il cui vero nome era Khayr al-Din, nato all’incirca nel 1466), che hanno condiviso il vertiginoso balzo sociale che porta da fuorilegge a cortigiano. Senza per questo perdere le “cattive” abitudini.
Soprattutto Barbarossa, che nella sua lunga carriera (morì di febbre gialla ormai ottantenne, e ora riposa in un mausoleo a lui dedicato a Besiktas, a nord di Istanbul) insanguinò il Mediterraneo con rapide scorribande completate da razzie. La popolazione cristiana veniva ridotta in schiavitù, e le donne, preferibilmente vergini, erano rapite e spedite in dono al sultano.
Dal 1533 Barbarossa divenne ammiraglio della flotta ottomana e l’anno dopo, durante un blitz sulle coste tirreniche, tentò perfino di rapire Giulia Gonzaga, bellissima vedova di Vespasiano Colonna. Si attirò così le ire dell’imperatore Carlo V che, contro il flagello turco, armò una flotta che affidò al comando dell’ammiraglio Andrea Doria. Barbarossa fu costretto alla fuga, ma presto riprese il mare e le incursioni. Durante la Guerra d’Italia del 1542-1546, Solimano I si alleò con il re di Francia Francesco I e spedì il suo corsaro a Marsiglia. Un viaggio contraddistinto da saccheggi e ricatti ai danni dei centri costieri italiani: chi pagava (come Genova) si salvava; chi resisteva veniva bombardato e razziato. A Messina, il governatore si rifiutò di trattare e la città rischiò un furioso sacco, evitato all’ultimo momento per un capriccio di Barbarossa che, sebbene avesse già 77 anni, si invaghì della diciassettenne figlia di quel governatore e, ottenutala in sposa, rinunciò a fare bottino.
Francis Drake e Barbarossa: imprese e scorrerie
L’inglese Francis Drake (anzi, sir Francis Drake, dopo che la regina Elisabetta I lo fece cavaliere) nella seconda metà del Cinquecento è a sua volta protagonista di una straordinaria ascesa sociale ed economica. Una carriera straordinaria, che lo vede riscattare il ruolo storico della pirateria, fino ad allora esecrata in pubblico e tollerata, se non finanziata, dagli Stati nelle segrete stanze. La sua nomina a baronetto squarcia il velo di ipocrisia che oscura il rapporto tra il potere e la ciurmaglia terrore dei mari, da tempo capace di coniugare il proprio tornaconto con il bene supremo dell’Inghilterra. Sir Francis Drake ne diventa l’emblema. Francis Drake nasce nel Devon, nel 1540, in una famiglia contadina di rigida fede anglicana, presto costretta dalla fazione cattolica a prendere le proprie cose e trasferirsi in fretta e furia a Guilligham, nel Kent. Il piccolo Francis cresce così nell’odio verso i cattolici e i papisti. Cugino di John e Williams Hawkins, tra i più importanti corsari inglesi del secolo, ha il mare nel destino, un orizzonte infinito che nel Cinquecento profuma di ricchezze, avventura, scoperte. Ha solo 13 anni quando sale a bordo della sua prima nave e a 20 è già capitano.
All’ombra di Hawkins, Drake si ritaglia la sua fetta di gloria, fino a diventare braccio destro del cugino e comandante lui stesso di una nave della flotta corsara. Tornato a Plymouth nel 1573, Drake lavora per quattro anni alla sua impresa più grande, quella che gli varrà il titolo di baronetto e la gloria di primo inglese e secondo navigatore della Storia ad aver circumnavigato il globo, 58 anni dopo Magellano. Morirà nel 1596, malato di febbre gialla, poco dopo il cugino, durante le guerre con le navi spagnole in Sudamerica. Viene sepolto con tutti gli onori in una bara di zinco, fatta scivolare in mare. In pochi mesi, la regina ha perso entrambi i suoi “mastini del mare”. Ma l’Inghilterra ha gettato il seme di una Marina che costituirà uno dei maggiori punti di forza della sua potenza futura.