Una vita avventurosa, ricca di variegati avvenimenti come quella di Giacomo Casanova, tra i figli più illustri di Venezia, difficilmente avrebbe potuto escludere la dimensione di agente segreto. Grande seduttore, impareggiabile conversatore, eccellente scrittore, geniale anticipatore di eventi che saranno di attualità decenni dopo (a Parigi, a esempio, dà vita, intorno al 1750, a una sorta di lotteria nazionale per rimpinguare le casse dello stato), Giacomo Casanova è anche, nell’ultima parte della sua vita, a partire dal 1774, agente segreto.
Spia peraltro proprio di quegli “inquisitori” che anni prima, nel 1755, lo avevano fatto rinchiudere nel carcere dei Piombi per “libertinaggio“, per una relazione intrattenuta con una certa “suor MM“, per appartenenza alla massoneria, per spregio della religione, insomma per condotta considerata contraria alla pubblica morale.
Fuggito rocambolescamente dai Piombi attraverso i tetti del palazzo Ducale, Casanova per 18 anni rimane prudentemente all’estero, incontrando i personaggi più importanti dell’epoca e collezionando avventure amorose e guai finanziari.
Tornato finalmente in patria, accetta, per sopravvivere, di fare la spia per conto dei temibili “inquisitori”.
Sembra tuttavia che le relazioni di Giacomo (le” riferte”) non siano mai state molto interessanti per il contenuto alquanto generico e vago, comunque senza elementi specifici e sufficienti per poter arrestare o perseguitare qualcuno. È probabilmente troppo uomo di mondo Giacomo Casanova, troppo conoscitore delle debolezze e dei difetti umani, forse anche troppo romantico, per darsi con profitto a un’attività di spionaggio politico. La sua appartenenza al servizio degli “inquisitori” è dovuta a puri scopi di sopravvivenza. In fondo ne prova una profonda avversione.
In effetti la collaborazione dello “007 troppo romantico” con gli “inquisitori” si trascina stancamente per alcuni anni, fino alla sua totale interruzione per scarso rendimento. Uno scarso rendimento, tuttavia, che suona come un bel complimento per l’interessato, impegnato invece nella redazione delle sue memorie, “Histoire de ma vie”, vero capolavoro letterario di respiro europeo, scritto direttamente in francese, la lingua internazionale dell’epoca.