All’alba del 29 dicembre 1908, furono i marinai della flotta imperiale russa a soccorrere per primi i terremotati di Messina. La squadra navale, appartenente alla flotta del Mar Baltico, era ancorata ad Augusta per una crociera di addestramento nel Mediterraneo. Appena saputo del terremoto (il cataclisma causò dalle 90 alle 120mila vittime, dimezzando in pochi minuti la popolazione di Messina e riducendo di un terzo quella di Reggio Calabria), l’ammiraglio Litvinov convocò un consiglio di guerra che decise all’unanimità di levare le ancore e prestare aiuto alla popolazione senza aspettare ulteriori conferme dagli alti comandi in madrepatria. Durante la navigazione notturna da Augusta a Messina, venne concordata la suddivisione dei compiti, formando squadre incaricate di procedere alla ricerca dei sopravvissuti rimasti sotto le macerie e altre col compito di assistere i feriti da imbarcare a bordo.
Gli equipaggi erano formati in gran parte da cadetti che avevano ultimato i corsi dell’Accademia e della Scuola di ingegneria navale e sarebbero divenuti presto ufficiali. Data l’impossibilità di attraccare le navi in porto, i marinai raggiunsero la riva di Messina a bordo di scialuppe. Si divisero in gruppi di quattro uomini comandati da un ufficiale. Muniti di asce, pale e corde, si inoltrano tra le rovine della città. Scavarono tra le macerie alla ricerca di persone in vita, incuranti di mura ed edifici che continuavano a crollare, lavorando senza interruzione per molte ore.
Le pattuglirusse mostrarono disciplina, abnegazione e perizia tecnica nei soccorsi, suscitando l’ammirazione incondizionata di chi li vide all’opera. Il mito degli “angeli russi” restò vivo nel cuore e nella mente dei messinesi fino ai giorni nostri. Il monumento dedicato ai “Marinai Russi”, inaugurato a Messina nel 2012, ricorda l’intervento umanitario della Marina dello Zar dopo il terribile terremoto del 1908.
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