Gli Etruschi: una storia militare dal IX al II secolo a.C.

Uno dei popoli più importanti dell’Italia antica fu certamente quello degli Etruschi, che ne formarono l’ossatura e forse ne rappresentarono una delle principali anime autoctone. Essi entrarono in strette relazioni sia di confronto che di scontro con tutti gli altri principali popoli legati al territorio italico: Osci, Umbri, Sanniti, Latini, Greci, Cartaginesi, Sardi, Celti. Il che vuol dire soprattutto Roma, in una continua competizione ma anche coazione nel definire i destini dell’Italia. Fin dall’epoca più antica i destini di Roma e quelli dei popoli Etruschi furono incrociati. E così si incrociarono anche le loro armi: le une contro le altre, ma anche le une accanto alle altre, in molteplici occasioni.

Il libro “Gli Etruschi. Una storia militare. IX-II secolo a. C.“, scritto da Raffaele D’Amato e Andrea Salimbeti per l’editore Leg (collana Bam, 18 euro, 101 pagine, brossura, illustrato), affronta la storia di questo affascinante e ancora un po’ misterioso popolo italico dal punto di vista del suo sviluppo militare. Il che però vuol dire anche seguire i progressi di questo popolo dalle sue origini nei villaggi villanoviani dell’Italia centrale fino alla sua espansione con la costruzione di grandi e potenti città che rivaleggiarono con Greci e Cartaginesi per il controllo di vaste parti del Mar Mediterraneo. Fino all’inevitabile scontro con Roma. Ma se quest’ultima senza alcun dubbio prevalse e si annesse il territorio toscano, in realtà l’Urbe divenne in qualche modo anche l’erede di quegli Etruschi a cui erano appartenuti i suoi ultimi re.

E così gli ultimi guerrieri Etruschi non sono quelli che affrontarono il letale scontro con legionari Romani, ma piuttosto quelli che si arruolarono essi stessi come socii sotto le aquile di Roma, contribuendo in modo decisivo a consolidare la sua grandezza (fu decisiva la fedeltà etrusca a Roma nella Seconda guerra punica per respingere l’invasione annibalica). D’altro canto quei guerrieri Etruschi – come ben evidenzia il libro per altro ricco di figure e di tavole tanto piacevoli quanto esplicative – trovavano grande familiarità all’interno dell’esercito romano. Questo infatti prese proprio dagli Etruschi molti dei suoi tratti: dalla cerimonia del trionfo ai fasci littori, dagli strumenti musicali al giavellotto pilum, come gli autori ricostruiscono con cura filologica e archeologica ma anche con evidente passione e coinvolgimento. I riferimenti continui ai reperti archeologici danno un solido fondamento alla ricostruzione dell’armamento etrusco, a partire dai primi guerrieri Villanoviani (che probabilmente non erano equipaggiati in modo molto diverso dai primi Latini) fino agli eserciti più strutturati delle città-stato della dodecapoli etrusca, che mostrarono però i loro limiti di organizzazione ancora troppo aristocratica e clanica rispetto alla trasformazione che si ebbe con la legione romana. E così anche per questo la cultura etrusca è giunta fino a noi, ma attraverso Roma.

Osvaldo Baldacci

Nato nel 1972 a Roma, dove vive e lavora, giornalista professionista, laureato in Lettere-Archeologia presso l’Università La Sapienza di Roma, scrive da vent’anni sulla stampa quotidiana, è analista di geopolitica, collabora con riviste di divulgazione soprattutto storica. La storia è la sua passione totalizzante, da sempre.

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