Quando, il 15 maggio 1945 gli ufficiali della nave da guerra statunitense USS Sutton salirono a bordo del sommergibile tedesco U-234 che si era appena arreso rimasero senza fiato. Stipati a bordo c’erano i pezzi di due jet da combattimento del tipo Messerschmitt Me-262 con relativi piani di costruzione, un missile aria-superficie Henschel Hs-293, siluri a propulsione elettrica e mezza tonnellata di ossido di uranio. Dopo essere stati interrogati a lungo, gli uomini dell’equipaggio rivelarono di essere salpati dalla base di Kiel con l’ordine di raggiungere il Giappone e recapitare il prezioso carico all’imperatore Hirohito in persona.
Solo la fine del conflitto impedì che ciò avvenisse. Tutto quel materiale dimostrava il livello tecnologico raggiunto dal Terzo Reich e la sua pericolosità. La Seconda guerra mondiale si chiudeva con un’incredibile contraddizione. Nella Storia quasi mai si è verificato che un esercito sconfitto fosse dotato al momento della resa di una tecnologia più sofisticata di quella del vincitore. La Germania nazista fa eccezione. I tedeschi al momento della disfatta disponevano di armi incredibilmente avanzate, una parte delle quali era stata gettata nella mischia solo negli ultimi mesi del conflitto, quando le sorti della guerra erano ormai segnate, con il solo risultato di ritardare la sconfitta. Nonostante le tecnologie avanzate, infatti, la mancanza di combustibile, i martellanti bombardamenti e la superiorità aerea nemica ne limitarono uso ed efficacia. Alcune di queste Wunderwaffen (termine tedesco che significa “armi-meraviglia” o “armi-miracolo”) erano davvero rivoluzionarie e futuristiche.
In questo nuovo numero di Storie di Guerre e Guerrieri raccontiamo, tra le altre, anche la loro storia