Peregrinando di corte in corte, il trovatore Guglielmo di Cabestanh giunse a Château-Roussillon, il cui vecchio castellano, Raimon, era sposato alla bella Sérémonde, di cui il giovane poeta s’innamorò, ricambiato. Accortosi del tradimento, Raimon uccise Guglielmo e, non soddisfatto, gli strappò il cuore, lo cucinò in salsa peverada e lo servì alla moglie, che lo mangiò con gusto. Quando, a fine pasto, le rivelò l’ingrediente speciale della pietanza, Sérémonde impallidì, ma senza scomporsi; anzi, rispondendo al crudele marito: “Signore, mi avete appena offerto un cibo così delicato che rifiuterò qualsiasi altro nutrimento per poter conservare questo gusto, che porterò con me fino alla morte“.
Dopodiché si uccise gettandosi dalla finestra. Re Alfonso d’Aragona, venuto a conoscenza dell’accaduto, condannò il suo vassallo al carcere a vita, dopodiché ordinò di riesumare il corpo di Guglielmo e di seppellirlo insieme a quello della sua amata e coraggiosa Sérémonde.
Note: l’articolo è contenuto nel numero 4 di Medioevo Misterioso, disponibile in digitale nello store Sprea Editori