Doveva pesare 4 once (113 grammi), be high in food energy value ed avere il sapore… di una patata bollita. Questi i requisiti per la barretta di cioccolato destinata alla “D” Ration dell’US Army, razione da campo statunitense. Era il 1937 quando il colonnello Paul Logan chiese a Milton Hershey di realizzare un cioccolato da destinare alle truppe al fronte.
Negli Stati Uniti Hersey è, ancora oggi, una delle maggiori aziende di dolciumi al mondo. E, negli Anni Trenta del XX Secolo, “raccolse” la sfida dell’esercito per la produzione della barretta.
Quelle che oggi noi chiamiamo colloquialmente “razioni k”, che ci fanno storcere il naso al sol pensiero di cosa ci sia all’interno, sono state un’invenzione che ha rivoluzionato la guerra. L’approvvigionamento delle truppe al fronte è sempre stato un problema degli eserciti che, sovente, si mantenevano a spese delle nazioni occupate e amiche (il cosiddetto “saccheggio amichevole”), provocando così carestie, fame e rivolte.
Sembra sia stato un cuoco al seguito di Napoleone ad aver intuito che alcuni cibi, opportunamente conservati in barattoli, potessero essere mantenuti freschi a lungo così da essere consumati a mesi di distanza dal confezionamento e a migliaia di chilometri dalla madre patria.
Nella Grande Guerra l’Intesa e la Triplice Alleanza dotavano i loro soldati di scatolame, altra brillante invenzione alimentare risalente ai primi del XIX Secolo, grazie al genio dell’inventore britannico Bryan Donkin (che nella sua vita, fra le altre invenzioni, sarà “padre” della penna in acciaio e del primo calcolatore) che ideò la conservazione dei cibi in scatole di latta. Era il 1812, quasi cento anni prima che l’Europa venisse sconvolta dal primo conflitto mondiale.
Fra i generi alimentari che le nazioni belligeranti inviavano al fronte c’erano poi i generi cosiddetti di conforto: caffè, sigarette, zucchero, liquori e, naturalmente, cioccolato.
Logan penso di inserire direttamente il cioccolato nella razione. Ma non solo per “conforto”: fine della barretta era quello di garantire energie al militare in caso di emergenza. Ad esempio carenza di cibo. Ecco il perché il sapore avrebbe dovuto ricordare la patata bollita: per evitare che potesse essere mangiata solo per gusto.
E’ con queste premesse al sapore di bollito che nacque la Hershey’s Bar, presto divenuta iconica: nella Seconda Guerra Mondiale ne furono infatti prodotte circa 10 miliardi. I Marines e gli altri soldati che combattevano nel Pacifico, inoltre, disponevano di una versione creata ad hoc per quel teatro, la Hershey’s Tropical Bar appositamente studiata per resistere al clima tropicale. Quest’ultima versione fu in dotazione ai “G.I.” anche in Corea ed in Vietnam, arrivando persino allo spazio poiché destinata all’equipaggio di Apollo 15.
Versione più recente è la Desert Bar, prodotta dagli Anni Ottanta e, come indica il nome, capace di resistere a temperature molto elevate. Non a caso era nella dotazione delle truppe USA durate Desert Storm.
La “cioccolata del combattente” si è diffusa poi in altri paesi: in Svizzera dove da anni è venduta anche nel mercato civile come Swiss Army Chocolate e in Italia. Nel Bel Paese le barrette ICAM, Ferrero e Gandola sono entrate nell’immaginario di tanti ragazzi che, sino al 2005, hanno prestato servizio di leva.
Da qualche anno il cioccolato militare italiano è divenuto noto al grande pubblico grazie ad una produzione dedicata dello Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze.