Nel Medioevo, con il termine generico di turchi, si intende l’insieme di quelle popolazioni nomadi che provenivano dalle steppe dell’Asia centrale, appartenevano allo stesso ceppo linguistico e praticavano la pastorizia. Già prima dell’anno Mille piccoli gruppi di turchi erano entrati in contatto con i bizantini, sia come schiavi che come mercenari nell’esercito imperiale, ma sarà nel millennio successivo che gli spostamenti in direzione ovest prenderanno la forma di una vera e propria invasione.
In questo caso si trattava di molte tribù che, sul finire del X secolo, si erano riunite sotto l’autorità di Seljuk, capostipite dell’omonima dinastia, che in seguito si convertirà all’Islam. Il primo territorio di conquista fu la Persia, da parte del figlio di Seljuk, Tughril Bey, che fissò la capitale del proprio sultanato prima a Isfahan e successivamente a Baghdad. Da qui i turchi si spostarono verso nord, alla conquista dell’Armenia, e successivamente in direzione di Bisanzio, attirati dagli altopiani dell’Anatolia, le cui condizioni climatiche erano favorevoli alla pastorizia.
Inevitabile fu lo scontro con l’impero bizantino, il cui esercito tentò di bloccare i selgiuchidi, sconfiggendoli nel 1047 a Erzurum e respingendo il tentativo di conquista della fortezza di Manzikert, qualche anno più tardi. Nel 1063 il comando delle tribù venne assunto dal nipote di Seljuk, Muhammad ibn Da’ud Chagri, meglio conosciuto come Alp Arslan (“leone valoroso”), che invece sbaragliò gli avversari a Melitene (1057) e Sebastea (1059), proseguendo la sua avanzata sempre più verso ovest.
I conquistatori delle steppe: la battaglia di Manzikert
La battaglia epocale, che da tutti gli storici viene indicata come la giustificazione per l’intervento armato dell’Occidente, fu quella svoltasi nell’agosto del 1071, nei pressi di Manzikert, in cui l’esercito bizantino guidato da Romano Diogene venne pressoché annientato e lo stesso imperatore catturato. Questa vittoria e la conseguente crisi politica apertasi alla corte di Bisanzio permetteranno ai selgiuchidi di penetrare sempre di più in Anatolia: nel 1077 riuscirono a fondare il sultanato di Rum, così chiamato perché i suoi territori erano stabiliti su quelli dell’impero di Bisanzio, che gli arabi indicavano col nome di Rum (Roma); la capitale venne posta a Nicea, a soli 600 chilometri da Costantinopoli. Questa pericolosa vicinanza, però, non preoccupò immediatamente la nobiltà bizantina, sempre impegnata in congiure di palazzo per la conquista del potere imperiale, anche a discapito della propria sicurezza: dovettero trascorrere quasi venti anni dal disastro di Manzikert prima che Alessio Comneno chiedesse l’intervento dell’Occidente, dando origine al grande fenomeno crociato, destinato a proseguire per i due secoli successivi.