Il quadrato magico del Sator: che cosa significa?

Si tratta del rebus, del testo cifrato più celebre del Medioevo, da allora mai svelato con sicurezza, nonostante le innumerevoli congetture fatte al riguardo nel corso dei secoli. Sono cinque parole latine che danno luogo a un palindromo (una frase cioè che può essere letta, senza variare, da sinistra a destra e viceversa. Quando si legge da destra, si comincia dal basso naturalmente…). Ma non basta. Le parole in questione si ripetono anche se vengono lette dall’alto verso il basso e viceversa, con inoltre la parola TENET che forma una croce nel mezzo del quadrato.

SATOR
AREPO
TENET
OPERA
ROTAS

Curiosa e intrigante iscrizione, rinvenuta in diversi paesi d’Europa, da Cirencester (Inghilterra) a Rochemaure (Francia), da Siena (sulla parete del Duomo) a Santiago de Compostela. Ma il più antico ritrovamento è senza dubbio quello avvenuto durante gli scavi di Pompei nel 1936, dove è incisa sulle scanalature di una colonna della Grande Palestra. Che voleva esprimere il “quadrato del Sator“? Che significato nascondevano le cinque parole latine? Perché una frase tanto oscura si sparse per tutta l’Europa?

Per alcuni si trattava senza dubbio di un codice, di una parola d’ordine ad uso dei misteriosi Cavalieri Templari, i quali avevano dato vita a un’efficiente rete informativa in diversi paesi europei (ripresa dall’antica Roma, avrebbero diffuso l’uso della formula nel Medio Evo). Oppure si trattava di un’ indicazione religiosa per i fedeli, o di un motto laico al tempo dell’impero romano di cui in seguito si era perso il significato? Un codice segreto per iniziati? Tutte le congetture sono possibili.

Per la scrittrice Silvana Zanella, se si leggono le cinque parole cambiando il verso di percorrenza a ogni riga, la frase da interpretare diventa “SATOR OPERA TENET AREPO ROTAS”. Andrebbe benissimo, solo che la parola AREPO non è una parola latina. Se tuttavia la si considera come una contrazione della parola AREOPAGO, allora la frase avrebbe un senso compiuto abbastanza credibile: “Il seminatore decide dei suoi lavori quotidiani, ma il tribunale supremo decide il suo destino”, ovvero “L’uomo decide le sue azioni quotidiane, ma Dio decide il suo destino”.

Insomma, un semplice gioco di parole per indicare una massima, un motto, un impegno morale e religioso, con esclusione di misteriose, cabalistiche, negromantiche finalità. Interpretazione sensata, ma che non spiega tutto, basandosi su una forzatura iniziale, e che lascia senza dubbio aperta la porta ad altre spiegazioni. Il mistero rimane. Non si tratta forse di un “quadrato magico“?

 

Immagine via commons.wikimedia.org, autore G.steph.rocket

Domenico Vecchioni

Domenico Vecchioni. Già Ambasciatore d'Italia, saggista e storico. Ha al suo attivo numerose biografie storico-politiche (tra cui "Evita Peron" e "Raul Castro") e studi sulla storia dello Spionaggio (tra cui "Storia degli agenti segreti. Dallo Spionaggio all'Intelligence" e "le 10 spie donna che hanno fatto la Storia").

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