La moda ha da pochi anni celebrato il primo secolo di vita del reggipetto, ma la storia di questo capo femminile risale attraverso il Rinascimento fino a Greci e Romani. Questo indumento, passato da capo di contenimento a biancheria sexy, ha una storia antica e ricca. L’avrebbe addirittura inventato la dea dell’amore Venere, consigliandolo a una Giunone troppo prosperosa. Sarà per questa mitica dualità che fin dall’epoca greco-romana esistevano due versioni di reggiseno: il mamillare, che comprimeva i seni, e il più seducente strophium, che il poeta Marziale definiva “trappola a cui nessun uomo può sfuggire, esca che riaccende di continuo l’amorosa fiamma”. Donne in bikini sono inoltre raffigurate nei mosaici romani nell’area archeologica della Villa del Casale di Piazza Armerina, in Sicilia.
A rimediare alla mancanza di informazioni da allora a oggi hanno provveduto alcuni archeologi austriaci nel 2008: nel castello di Lengberg, nel Tirolo, sono venuti alla luce quattro reggiseni risalenti alla metà del XV secolo. Ben prima quindi dei brevetti moderni, che risalgono alla seconda metà dell’Ottocento.
Nel 1907 il reggiseno apparve per la prima volta sulla rivista Vogue, mentre nel 1914 Mary Phelps Jacob brevettò il reggiseno moderno, che si affermò rapidamente grazie alla Prima guerra mondiale. In quegli anni, infatti, con gli uomini al fronte, erano le donne a lavorare, e avevano bisogno di un indumento pratico che sostituisse il dominante corsetto. Il resto è moda di oggi.
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