La singolare (e nobile) vicenda degli ebrei francesi e degli italiani nella Nizza del ’43

La Francia dopo la capitolazione del 1940 (Fonte: Wiki).

Lo scriviamo subito, onde evitare fraintendimenti e polemiche: nessuna riabilitazione né giustificazionismo, solo Storia come d’altronde è nell’indole di questo magazine. Ma, appunto perché solo di Storia parliamo, alcune pagine del nostro passato meritano di essere raccontate. Anche se a tratti surreali, se destinate a suscitare qualche mal di pancia…

Provenza, 1943. La regione a sud della Francia è occupata dalle forze italiane. Il resto della nazione è spaccata in due: Parigi, la Normandia, la Bretagna e tutta la costa atlantica fino al confine con la Spagna è sotto controllo germanico; il centro-sud è sottoposto all’autorità della Repubblica di Vichy (con sede nella omonima località termale); la Provenza e l’Alta Savoia sono nelle mani degli Italiani.

La deportazione degli ebrei francesi segue la capitolazione della Francia. E anche il governo Petain – che i tedeschi trovano già insediato al loro arrivo a Parigi e attraverso il quale trattano la resa – impone una linea molto dura sulla questione ebraica.

La zona italiana appare invece un luogo più “tranquillo” per i perseguitati razziali. Malgrado anche il Regno d’Italia abbia promulgato le Leggi antisemite (1938), la politica della forza d’occupazione italiana in Francia in merito agli ebrei è meno marcata.

In un articolo de La Stampa del 2010, il giornalista Domenico Quirico rievoca in merito un ricordo di Serge Karsfeld, ebreo francese che con la moglie Beate riuscì in un’impresa pressoché impossibile: far estradare il criminale di guerra Klaus Barbie in Francia e farlo condannare all’ergastolo nel 1992. Bene, Karsfeld ricorda che

il solo periodo sereno della mia infanzia fu a Nizza, quando la mia famiglia visse sotto l’occupazione italiana“.

E che le truppe italiane fossero poco inclini a deportare ed a perseguitare gli ebrei lo ricordano… gli ebrei stessi.

Jewish Virtual Library ad esempio che propone a riguardo uno studio di Bernhard Blumenkranz, Georges Levitte e David Weinberg:

“[…]When Nice came under Italian control, thousands of Jews took refuge there because the Italians refused to deport them. For a while, the city became an important center for various Jewish organizations, especially after the landing of the Allies in North Africa (November 1942)[…]”

Lo scorso 27 gennaio, l’Ufficio Storico dello Stato Maggiore Esercito ha presentato (via streaming) l’interessante volume

Il salvataggio italiano degli ebrei nella Francia meridionale e l’opera del Generale Maurizio Lazzaro de’ Castiglioni, volume a cura dello storico Giovanni Cecini intervenuto insieme al Presidente delle Comunità Ebraiche Italiane Ruth Dureghello, al Capo di Stato Maggiore dell’Esercito Gen. C.A. Salvatore Farina e al Capo dell’Ufficio Generale Promozione, Pubblicistica e Storia di Stato Maggiore Esercito Generale di Brigata Fulvio Poli.

L’umanità mostrata (e documentata) dagli italiani non giustifica certo le Leggi razziali né la politica di discriminazione adottata dal Regime. Tuttavia, non essendo quello provenzale l’unico caso di sostegno fornito dai militari italiani alle comunità ebraiche nei territori occupati, ci si domanda perché pagine di Storia come queste siano state dimenticate proprio nel nostro Paese, l’Italia, che a 76 anni dalla fine dalla Seconda Guerra Mondiale è ancora incapace di fare i conti col proprio passato e di affrontare, con distacco ed obiettività, il difficile e delicato capitolo del Ventennio fascista e del conflitto 1940-1945.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

_________________________

(Immagine di sfondo: Nizza, 1943 circa. Carabinieri e gendarmi francesi in una via della città. Fonte immagine: qui)

Marco Petrelli

Nato a Terni, una laurea in Storia e una in Storia e politica internazionale, è giornalista e fotoreporter. Si occupa di difesa, esteri e reportage... questi ultimi di solito caratterizzati da un bianco e nero ad alto contrasto. Collabora, fra gli altri, con BBC History, AeroJournal, Affari Internazionali. Amante del cielo, ha dedicato due titoli alla storia aeronautica.

Articolo Precedente

Antisemitismo: un male antico ancora diffuso… anche sotto forma di antisionismo

Articolo successivo

Droni…ante droni. Guerra fredda: il CL-89 e il Falconer del GRACO “Aquileia”