Nati nel 1776 da una ribellione, gli Stati Uniti d’America hanno sofferto da subito la mancanza di una corposa storia nazionale. Staccatisi dalla madrepatria inglese, i cittadini della Federazione, con una delle costituzioni più avanzate del mondo, non potevano più richiamarsi ai miti e ai racconti cari alla Corona che avevano rifiutato. Avevano dato vita a una nazione formata da individui provenienti dall’universo mondo (non solo inglesi, ma anche italiani, olandesi, tedeschi, francesi, spagnoli…) e ora dovevano sforzarsi di costruire un patrimonio epico comune.
Ci provarono gli scrittori: quelli colti, come James Fenimore Cooper o Mark Twain, ma anche quelli più popolari, che scribacchiavano i loro racconti su gazzette scandalistiche e libercoli a basso prezzo, i cosiddetti “dime novel”. Fu così che venne partorita la letteratura western, la quale non era il vero West, ma una fantasia, una rielaborazione che prendeva spunto dalla Frontiera per creare un’epica nazionale. Ma neppure questo fu sufficiente. Si dovette aspettare la nascita del cinema perché l’America trovasse i suoi Omero: John Ford, Howard Hawks, Anthony Mann, Don Siegel. E assieme a loro anche tanti prodi Achille: John Wayne, Gary Cooper, James Steward, Henry Fonda, Clint Eastwood. Gli eroi di un mito nuovo, ma già assurto all’Olimpo della fantasia. Per sempre.