L’Aquila, Abruzzo, 8 dicembre 1943. E’ il giorno dell’Immacolata Concezione, il terzo dell’Italia in guerra. In piena Campagna d’Italia, una settimana prima le forze neozelandesi erano giunte a Castel Frentano, 144 chilometri via strada dal capoluogo abruzzese e 80 chilometri in linea d’aria.
La liberazione sembra vicina agli aquilani, non fosse che proprio quel giorno una formazione di bombardieri alleati punti sulla città. E’ un dì di festa, il Giorno dell’Immacolata Concezione. Qualcuno, però, è comunque al lavoro: i ferrovieri e gli impiegati della vicino Poligrafico – Zecca di Stato.
L’incursione aerea colpì lo snodo ferroviario e la Zecca, causando circa 150 morti. E non solo civili. Le bombe da 250 (113 kg) e 500 libbre (226kg) uccisero una sessantina di militari tedeschi ed 85 soldati alleati, prigionieri di guerra in transito su vagoni ferroviari alla stazione de L’Aquila.
Non fu il primo né l’ultimo caso di “fuoco amico” costato la vita a militari anglo-americani. Il 27 gennaio seguente, ad esempio, un’altra strage di prigionieri fu causata da un attacco aereo ad Allerona (provincia di Terni) provocò la morte di 300 soldati alleati.
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