Le donne col bisturi? Esistettero anche nei tempi antichi, ma anche nel Medioevo. Contrariamente a quanto si crede infatti, nell’antichità non è affatto strano trovare medici in gonnella. Lo dimostra il fatto che in latino il termine medicus ha anche il femminile, medica, a riprova di una pratica che continuerà fino al Quattrocento inoltrato. Il punto di rottura sono gli anni fra il Duecento e il Trecento, quando l’università, maschile e maschilista, si arrogò il diritto di essere la sola depositaria della sapienza, escludendo le donne.
Eppure questo non avvenne dapertutto. La Scuola Medica Salernitana, ad esempio, per lungo tempo fu composta sia da scuole ecclesiastiche (compresi monasteri femminili, come quello di San Giorgio) che da insegnanti privati, cioè da medici che “facevano scuola” a casa propria. Tra di loro c’è anche qualche donna: Rebecca Guarna, Abella (o Sabella) Castellomata, Mercuriade, Costanza Calenda.
Le donne col bisturi nel Medioevo: il caso di Trotula de Ruggiero
Il fenomeno non si limita a Salerno: nella Bologna del Quattrocento, Dorotea Bocchi eredita dal padre la cattedra di Medicina e Filosofia, e intorno al 1250 il re di Francia Luigi IX si fa accompagnare in Terrasanta da una donna medico, Hersende. La più famosa resta però Trotta de Ruggiero (detta Trotula), vissuta ancora a Salerno nell’XI secolo e autrice di un libro di medicina pratica che tratta le malattie tipiche del sesso femminile, il parto e la bellezza della donna. Le è infatti attribuito, pur se tale attribuzione resta una controversia, il De passionibus mulierum ante in et post partum, che fu stampato solo nel 1544 e che segna di fatto la nascita dell’ostetricia e della ginecologia.
Trotula fu talmente celebre nel Medioevo che la sua fama raggiunse tutto il continente europeo. Una figura quasi leggendaria che, proprio per questo, spinse nel tempo alcuni studiosi a metterne in dubbio l’autenticità.
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