Emilio De Bono, Cesare Maria De Vecchi, Italo Balbo: lunga la lista dei gerarchi fascisti affiliati alle obbedienze italiane. Alla Gran Loggia d’Italia degli ALAM per l’esattezza, cui faceva parte un nutrito numero di fascisti fino, almeno, all’abbattimento dei templi nel 1926.
Fu allora, infatti, che Benito Mussolini con le sue “Leggi Fascistissime” impose ai liberi muratori di interrompere ogni attività.
“La nostra formula è questa: tutto nello Stato, niente al di fuori dello Stato, nulla contro lo Stato” affermava il Duce il 28 ottobre 1925, in occasione del terzo anniversario della Marcia su Roma.
Parole che non lasciano scampo ad equivoci. Ogni organizzazione, associazione, società che fosse non controllabile dalle Istituzioni andava soppressa. Massoneria compresa.
Neanche fu tenuto conto del ruolo della libera muratoria italiana nel Risorgimento. Da Mazzini a Garibaldi, da Bixio a Cialdini, passando per Federico Fratini e Giuseppe Petroni erano membri del Grande Oriente d’Italia, fino al 1910 unica obbedienza della Penisola.
Fino, perché in quell’anno nasce la Gran Loggia d’Italia degli ALAM (Antichi Liberi Accettati Muratori) che assume, quale primo nome, quello di Serenissima Gran Loggia d’Italia. Sorse su iniziativa di liberi muratori dissidenti del GOI, fra i quali il Sovrano gran commendatore in pectore del Rito Scozzese Antico e Accettato Saverio Fera. Motivo della scissione sarebbe stata la diatriba sorta intorno alla richiesta di sospensione, da parte del Gran Maestro Ettore Ferrari, dei deputati del Parlamento italiano (e massoni) oppostisi alla mozione socialista di abolire l’ora di religione nelle scuole del Regno.
Probabilmente la scelta di alcuni futuri capi del fascismo di aderire alla Gran Loggia d’Italia è legato proprio all’orientamento più conservatore della stessa. Italo Balbo, ad esempio, vi approda nel 1920 quando, abbandonate da tempo le posizioni mazziniane, è fra i ras più in vista del movimento di Mussolini. Va comunque detto che l’adesione di Balbo durerà molto poco…
Discorso diverso per altri gerarchi come i già citati De Vecchi, De Bono, Bianchi, Farinacci e Bottai. Si stima infatti che, alla data del 25 luglio 1943, fossero ancora affiliati agli ALAM (nel frattempo sciolti) nove dei 12 gerarchi del Gran Consiglio che votarono la sfiducia a Mussolini.
Curiosamente della stessa obbedienza avrebbero fatto parte Re Vittorio Emanuele III e il Maresciallo d’Italia Pietro Badoglio…
Ci scusiamo con i lettori per il frequente ricorso al condizionale, ma quando si parla di storia della Massoneria declinata alla storia italiana è sempre bene tenerlo “a portata di mano”. Le dicerie, le affermazioni fatte con scarse fonti e le teorie del complotto, infatti, non appartengono alla ricerca e alla divulgazione storica.
Tornando ai nostri massoni, la Gran Loggia d’Italia ALAM iniziò a ricostituirsi che ancora i tedeschi occupavano Roma. Era il dicembre 1943, ma bisognerà attendere la fine della guerra perché i liberi muratori tutti possano riprendere i lavori. La GL d’Italia esiste ancora oggi e, dal 1955, accetta anche donne. E’ la prima obbedienza italiana ad avere aperto le porte dei templi alle donne.
Anche nel GOI vi è una partecipazione femminile, seppure in chiave diversa… (leggi qui)
La vicenda dei gerarchi massoni è stata sempre poco nota ai più, così come lo è ancor oggi la storia stessa della Massoneria… e del Fascismo che in età repubblicana è stato oggetti di alcuni importantissimi studi, ma anche di tanta superficiale disinformazione.
Fu un regime? Lo fu eccome, autoritario e oppressore della libertà, anche di quella massonica. Ma non per questo indegno di essere studiato con approccio analitico e senza pregiudizi: non per riabilitare ma per affrontare, con oggettività, un capitolo certamente rilevante della nostra storia nazionale.
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