Il 22 giugno del 207 a.C., nella zona attualmente ricompresa all’interno della provincia di Pesaro e Urbino, si svolse, nei pressi dell’omonimo fiume, la battaglia del Metauro. Lo scontro fu decisivo per le sorti della seconda guerra punica, che vedeva opposte Roma e Cartagine.
Asdrubale Barca, fratello di Annibale, era alla testa di rinforzi che avrebbero dovuto sostenere le truppe cartaginesi nell’assedio di Roma. La sua campagna era partita dalla Spagna, dalla quale, passando prima per i Pirenei e poi le Alpi, era giunto in Italia. L’intenzione era quella di raggiungere il fratello nell’Umbria meridionale e da lì poi dirigersi insieme verso la capitale. A opporsi alla sua iniziativa c’erano i soldati romani dell’esercito repubblicano, che vedeva al comando i consoli Gaio Claudio Nerone e Marco Livio Salinatore. Le truppe di Claudio Nerone arrivarono da sud, dove avevano appena combattuto contro l’eserceito di Annibale, e si congiunsero con quelle di Livio Salinatore.
La superiorità numerica dell’esercito romano era pari a circa 10mila unità (30mila quelle cartaginesi e degli alleati: Galli, Liguri, Iberi). Nerone risolse la battaglia attaccando con veemenza sul fianco destro dell’esercito avversario. A quel punto, sul fianco sinistro, rimasero i Galli, impreparati a combattere a causa dei bagordi della notte precedente. Asdrubale, vedendo avvicinarsi la disfatta, si getto in battaglia, preferendo morire con le armi in pugno piuttosto che essere catturato.
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