Un capolavoro cinematografico di Roberto Rossellini ha reso celebre l’espressione “Roma città aperta”. Condizione che negli ultimi due anni della Seconda guerra mondiale avrebbe dovuto assicurare alla capitale uno scudo protettivo dai combattimenti e dai bombardamenti, in virtù dello straordinario patrimonio culturale e della presenza del Vaticano, patria di tutti i cattolici
del mondo. In realtà il presunto status protettivo di Roma rimase controverso, e all’Urbe non furono risparmiate le bombe, anche se i bombardamenti furono meno intensi di quelli piovuti su altre città italiane e soprattutto europee.
Per Roma la condizione di città aperta (secondo la convenzione dell’Aja del 1907, faceva riferimento a città indifese, pronte cioè ad arrendersi, e non menzionava bombardamenti aerei, neanche immaginabili nel 1907) fu dichiarata per Roma solo dagli italiani, il 14 agosto 1943, in modo unilaterale, senza che essa fosse riconosciuta formalmente valida sia da parte dei tedeschi che da parte degli Alleati, i quali bombardarono Roma più di 50 volte prima di liberarla dai tedeschi, il 4 giugno 1944.