Posto su un isolotto di origine vulcanica collegato al versante orientale di Ischia da un ponte lungo oltre 200 metri, il Castello Aragonese ha rappresentato per secoli un rifugio per la popolazione contro i saccheggi di Visigoti, Vandali, Ostrogoti e Saraceni. La costruzione della prima rocca risale addirittura al V secolo a.C. per volere di Gerone, tiranno di Siracusa, che intervenne a favore dei Cumani e ottenne come ricompensa il possesso dell’isolotto. La fortezza fu poi occupata dai Partenopi e successivamente dai Romani ma è agli Aragonesi, in particolare ad Alfonso V, che si deve la moderna fisionomia del castello, non dissimile dal Maschio Angioino di Napoli: un solido fortilizio a forma quadrangolare con mura fornite di quattro torri.
All’interno trovavano posto gli alloggi reali e dei cortigiani, quelli per la truppa e dei servi, ma alla bisogna, quando incombeva il pericolo dei pirati, era tutta la popolazione a rifugiarsi nel maniero. Fu proprio Alfonso a collegare l’isolotto dove sorgeva il castello al resto dell’isola attraverso un ponte di legno e a volere il tunnel scavato nella roccia per oltre 400 m, che ancora oggi permette l’accesso alla struttura. Prima di allora la fortezza era raggiungibile soltanto via mare e grazie a una scala esterna.
Nel Cinquecento, nel periodo del suo massimo splendore, il castello arrivò a ospitare quasi 2mila famiglie: al riparo delle sue mura convivevano il principe e la sua corte, la guarnigione militare, il vescovo con il capitolo e il seminario, il convento delle clarisse e l’abbazia dei monaci basiliani di Grecia. Sull’isola d’Ischia vi erano in tutto ben 13 chiese, compresa la cattedrale.
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