Dalla Triplice Alleanza all’Intesa: la giravolta italiana nella Grande Guerra

La Grande Guerra era scoppiata da pochi giorni, quando il 31 luglio del 1914 il generale Cadorna fece giungere al re Vittorio Emanuele III e ad Antonio Salandra, presidente del Consiglio, un dettagliato piano strategico di intervento nel conflitto, con l’invio sul fronte del Reno di ben cinque corpi d’armata, eccedenti, secondo il capo di Stato maggiore italiano, le esigenze di difesa nazionali. Solo che il lato del fiume sul quale pensava di schierarli non era quello giusto…

Nessuno aveva infatti avvisato Cadorna che l’Italia stava cercando di districarsi dal garbuglio diplomatico creato nei decenni precedenti, e che la legava, peraltro in modo controverso, alle due potenze Centrali: la Germania e l’Austria-Ungheria, alle quali era associata, dal 1882, nella Triplice Alleanza. Il cui patto aveva subito numerose revisioni nel corso degli anni per i continui sommovimenti che avevano sconvolto in modo imprevedibile il panorama politico europeo. Si erano infatti saldati legami tra nemici storici, come la Francia e la Gran Bretagna, o tra opposti politici, come la stessa Francia repubblicana e la Russia zarista. Una “Triplice Intesa” contro un nemico comune: la Germania.

L’Italia, giunta all’unità nazionale in condizioni di debolezza rispetto agli altri attori europei, si era affacciata alla politica estera con spregiudicatezza, compiendo ogni sorta di equilibrismo per consolidare la propria posizione. La natura difensiva della Triplice Alleanza e la prospettiva di acquisire i territori “italiani” ancora inglobati nell’impero austro-ungarico fecero aderire l’Italia all’Intesa con il patto segreto di Londra, firmato il 26 aprile 1915: quattro settimane dopo l’Italia avrebbe dichiarato guerra all’Austria-Ungheria, guadagnandosi il suo odio. Una decisione machiavellica, ma tutto sommato legittima, e che risolveva il problema politico interno creato dagli irredentisti e interventisti italiani, tra i quali figuravano uomini del calibro di D’Annunzio e Mussolini.

Cadorna, lasciato all’oscuro delle manovre politiche, avrebbe cambiato i suoi piani senza fare eccessive domande. Nel frattempo faticò non poco a rispondere in modo vago ma allo stesso tempo convincente a quelle degli “alleati” tedeschi e austriaci, che gli chiedevano su quante truppe italiane potessero contare.

Nicola Zotti

Nicola Zotti, classe 1957, dopo aver insegnato a livello accademico Storia dell'Arte Militare e Analisi strategica si è dedicato alla loro divulgazione tramite il sito internet www.warfare.it, il gruppo Facebook "Warfare - Storia militare e cultura strategica", che conta ormai 4.000 partecipanti, e soprattutto grazie agli articoli scritti collaborando tra l'altro con Repubblica, Il Riformista, Civiltà, e, attualmente, con le riviste storiche della Sprea Editori.

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