La caduta di Al Capone. Per evasione fiscale

All’apice della sua carriera criminale era considerato dalla stampa americana il “pericolo pubblico numero uno”. Al Capone, noto come Scarface, il più potente tra i gangster italo-americani negli anni del proibizionismo, fu incastrato dalla giustizia grazie al lavoro di un pool di investigatori capitanati dall’agente speciale Eliot Ness. Esperti e incorruttibili, i poliziotti subito ribattezzati “gli intoccabili” intercettarono le telefonate del boss e passarono al setaccio tutte le transazioni finanziarie dei suoi soci, riuscendo a raccogliere una serie di prove che il 6 ottobre del 1931 portarono all’incriminazione di Capone e di altri capi criminali per… evasione fiscale e violazione della legge sugli alcolici.

Una giuria sostituita all’ultimo momento, dopo che la prima era stata corrotta dagli imputati, accolse parte delle prove e condannò Al Capone a 11 anni di reclusione. Tornò libero soltanto nel 1939 quando già gli era stata diagnosticata la sifilide, malattia che, dopo averlo rapidamente condotto a una forma di demenza, lo portò alla morte nel 1947.

Elena Percivaldi

Storica medievista, saggista e giornalista professionista, collabora con le principali riviste di alta divulgazione del settore storico: “Medioevo”, “BBC History” e “Storie di Guerre e Guerrieri”, “Conoscere la Storia”, “Civiltà Romana”. All'attività di relatrice in incontri, conferenze e convegni in tutta Italia affianca la curatela di mostre storico-archeologiche e di eventi storico-rievocativi. Fa parte di vari comitati scientifici e ha scritto una ventina di libri, alcuni dei quali tradotti anche all'estero.

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