Donne di potere, proprietarie di beni, benefattrici, icone di moda: le donne di cui era circondato Traiano ebbero grande influenza sulla vita dell’Imperatore e su quella dell’Impero. La sorella Marciana, al pari della moglie Plotina e della nipote Matidia ricevettero il titolo onorifico di Augusta. Marciana viaggiò spesso con il fratello e fu onorata con statue, monumenti e iscrizioni in tutto l’impero. Traiano la divinizzò nel 112, subito dopo la sua morte, e le dedicò due città: Marcianopolis, nei pressi dell’attuale Devnja in Bulgaria, e Colonia Marciana Ulpia Traiana Thaumagadi, oggi Timgad, in Algeria.
La moglie Plotina, donna colta e nota per la modestia e la riservatezza, fu divinizzata dal figlio adottivo Adriano nel 123; la pronipote Matidia Minore fu invece promotrice, a Sessa Aurunca, di una serie di opere pubbliche tra le quali spiccano la ristrutturazione del teatro e la costruzione di una strada extraurbana e di una biblioteca. Al di là degli scarsi accenni degli storici coevi, gli alti onori loro tributati, la continua presenza nelle occasioni ufficiali, le monete a loro dedicate e la divinizzazione dopo la morte, dimostrano la partecipazione e il coinvolgimento delle donne traianee alle scelte ideologiche e politiche compiute dall’imperatore.
Erano assurte a modello di comportamento per le donne romane, non solo perché portatrici delle tradizionali virtù della matrona (fedeltà, devozione, riservatezza, modestia, pudicizia), ma anche per il ruolo di primo piano assunto in ambito imprenditoriale e nel promuovere la beneficenza: a loro imitazione, molte matrone delle élites municipali dotarono le loro comunità di edifici e monumenti e si prodigarono in donazioni all’infanzia.
Furono infine maestre di stile perché dettarono le tendenze nel campo della moda e delle acconciature, elaborate strutture di riccioli e trecce impreziosite da diademi, poi copiate dalle donne facoltose di tutto l’impero. Se per le donne di Traiano “apparire” obbediva alle precise logiche della comunicazione politica, per tutte le altre imitarle rappresentava l’adesione al modello imperiale e l’ostentazione del proprio status symbol.
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