L’8 febbraio del 1692 William Griggs, un medico del villaggio di Salem, colonia americana del Massachusetts, nel New England, dichiarò che alcune ragazze adolescenti erano possedute dal demonio. Fu la svolta decisiva verso uno dei più terribili “processi alle streghe” della Storia. Per comprendere le ragioni del fenomeno, un caso di isteria collettiva, occorre tener presente il contesto di disagio in cui versavano i coloni del tempo.
Giunti da meno di un secolo dall’Inghilterra, le loro comunità erano messe a dura prova, da un lato dai rapporti tesi con i pellerossa e l’aspra rivalità con i francesi (anch’essi giunti a colonizzare le Americhe), dall’altro dalle relazioni non proprio idilliache con la madrepatria. Già tra il 1647 e il 1688, nel territorio si era svolta un’altra caccia alle streghe che aveva portato alla condanna di 17 persone.
Nel gennaio 1692 la psicosi scoppiò di nuovo quando Elizabeth Parris, figlioletta del pastore Samuel Parris, e sua cugina Abigail Williams iniziarono improvvisamente a comportarsi in modo strano, urlando ed emettendo strani versi. I dottori sentenziarono che si trattava di possessione diabolica. Iniziò la caccia al colpevole e le due ragazzine, cui si unirono altre donne più adulte, accusarono Tituba, una schiava caraibica di proprietà dello stesso Parris; seguirono Sarah Osborne, una donna anziana e inferma, e Sarah Good, una mendicante ritenuta bizzarra perché parlava da sola.
Il processo iniziò a fine febbraio e portò alla confessione, estorta sotto tortura, di Tituba prima, che ammise di essere una strega, e in seguito delle altre due donne. Poiché l’isteria non si placava, le accuse continuarono finché in totale non furono processate 144 persone, delle quali 54 confessarono e 19, di cui 14 donne, furono impiccate (un uomo invece morì per lo schiacciamento del torace durante le torture).
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(Fonte immagine di sfondo: Salem Witch Museum)