1951. Hollywood presenta una di quelle pellicole destinate, di lì a poco, ad entrare nella Storia del cinema. E’ The African Queen di John Huston, film d’avventura con due star del calibro di Humphrey Bogart e Katharine Hepburn. D’accordo, non più giovanissimi nei primi 50s ma ancora capaci di emozionare le generazioni del dopoguerra… e ancora quelle del 2020.
Tratto dal romanzo omonimo di Cecil Forster, The African Queen segue le vicende di Charlie Allnut (Bogart) e di Rose Sayer (Hepburn) in un’Africa di inizio XX Secolo, dalla natura incontaminata e selvaggia. La trama si articola sullo sfondo della Prima Guerra Mondiale che nel Continente Nero coinvolge le colonie inglesi e tedesche (Africa Orientale Tedesca): Rose e il fratello Sam sono missionari metodisti giunti in Africa con fini umanitari e, loro malgrado, coinvolti negli orrori del conflitto. Rimasta sola dopo la morte di Sam, Rose trova riparo a bordo della “Queen”, battello con il quale Allnut risale il fiume Ullanga. E che, nelle sequenze finali, armata di siluri urta e fa affondare la cannoniera tedesca “Empress Loisa”.
Per le riprese sul Lago Alberto (fra Congo e Uganda) fu utilizzato un vecchio battello a vapore, il Livingstone, risalente al 1912, dunque coevo alle vicende narrate nel film. Costruito Lytham Shipbuilding and Engineering Co. per la East Africa Railway, rimase in servizio per oltre mezzo secolo dal ’12 al ’68. Lungo 10 metri, con lo scafo in lamiera rivettata è oggi esposto a Key West (Florida) dopo un lungo restauro che gli ha restituito l’aspetto originale. Non naviga più, dunque, sui fiumi e sui laghi africani ma fa comunque felici appassionati e turisti lungo le coste della Florida. In un articolo del 2012, la CNN scrive che dopo The African Queen ha trasportato di tutto, da merci a safaristi fino ai mercenari. E’ tutelata U.S. National Register of Historic Places.
Come nel caso dell’Orca, di cui vi abbiamo già parlato, esiste anche una seconda The African Queen realizzata appositamente per esigenze sceniche. Questa sarebbe stata acquistata da un privato, dopo averla scoperta in Uganda a metà degli Anni ’80 in stato di completo abbandono.
Trattandosi di un progetto piuttosto semplice (scafo in lamiera con motore a vapore), è plausibile che esistano ancora nel mondo diverse barche simili. Nel porto di Senigallia (AN) ad esempio è ormeggiata una lancia da pesca che ricorda il The African Queen originale.
__________________________________
(Immagine di sfondo: Senigallia, estate 2020. Lancia in legno a motore che ricorda la The African Queen originale. Le dimensioni sono tuttavia minori e presumibilmente si tratta di uno scafo più recente. Foto di Marco Petrelli)